Piero Manzoni come ermeneuta dell’arte sacra contemporanea

Scelgo di pubblicare questo banalissimo articolo in una ricorrenza non banale, la messa in scena del teatro blasfemo di Romeo Castellucci, Sul concetto di volto nel Figlio di Dio, tristemente noto per il lancio di escrementi su un bel ritratto del Cristo.

Dovremmo riflettere attentamente sul fatto che un arte ormai ridottasi a pura merda, non può che battere due strade: o fare ammenda del proprio errore e  convertirsi radicalmente, oppure colma di frustrazione passare a gettar merda sui capolavori altrui.

Come sempre la parabola artistica è allusiva del più generale sviluppo umano: è la cultura tutta che dovrà optare o per una profonda revisione dei propri schemi nell’umile accettazione del proprio fallimento, oppure per una reazione auto-giustificativa basata sulla persecuzione dei tesori tradizionali.

In soldoni, la cristianofobia emergente è il problema della contemporaneità, è il nodo epocale davanti a cui la contemporaneità dovrà decidere di sè. Preciso: tollerare la cristianofobia è aver già iniziato ad attuare la scelta operata. Distruzione del valore per eccellenza – quello cristiano e cattolico – verso un futuro di merde senza rivali né sensi di colpa.

Anche per questo la vigilanza dei Pastori sull’arte sacra non dovrebbe ridursi  a mero estetismo né tanto meno a pavoneggiamento da illuminati d’avanguardia, bensì essere richiamo autorevole seppur scomodo a una responsabilità e a una qualità tradizionalmente cristiana dell’esistenza e delle sue forme.

Il papa in questi mesi ci sta preparando alla prossima persecuzione – quale che sia – col favorire qualche complice che ci dia riparo durante la grande crisi (è il sogno delle giornate di Assisi e il senso intrinseco della difesa della libertà religiosa, almeno secondo l’ermeneutica di Introvigne) e col fornirci strumenti utili ad affrontarla con fermezza (magari contro letture distorte del Concilio e contro i mantra porporati dei suoi distorsori – ho in mente Porta Fidei). Preghiamo anche per lui.

E ora l’articolo

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Se non effigiasse nostro Signore, direi semplicemente che è una merda. Ma siccome temo la blasfemia, non posso se non riconoscere… che è arte.

Del resto dopo Manzoni (Piero), le differenze potrebbero non persistere, non all’interno del medesimo genere contemporaneo.

Non è solo una boutade.

Il Manzoni fece l’esposizione delle 90 scatolette quotandole a peso d’oro. Si rifletta: com’è che troppo sovente la promozione di pseudo-arte sacrale contemporanea – costosissima, anche perché decisamente non immortale (valore estetico zero) – avviene in quegli stessi Consigli Pastorali tanto preoccupati per la dimensione sociologica della crisi e delle famiglie?

PS: rubo l’immagine “sacra” al blog di Colafemmina. Avrei voluto mettere un altro crocifisso, quello nuovissimo e osceno (lett. da nascondere) della mia parrocchia. Poi il senso politico… meglio non esporsi…

Ringrazio Fides&Forma per gli stimoli che mi dà nel pensare e valorizzare le forme della nostra fede.