Il caso Bianchi. Difesa farlocca su Avvenire

Sono stato timidamente dalla parte di Celentano fino a poco tempo fa. Assolutamente convinto che il Molleggiato avesse fatto bene a richiamare Famigliacomunista e Avvenire perché parlassero un poco meno di politica e un poco più di religione.

Credevo male. E l’ho capito leggendo questo:

Mi ha davvero colpito, cari amici lettori, il livore della filippica e mi indigna la disonestà intellettuale dell’operazione tentata nel nome della comune fede cattolica contro Enzo Bianchi e, di rimbalzo, ma non casualmente, contro questo giornale. Si può ovviamente non essere d’accordo con il priore di Bose (o con il sottoscritto o con qualsiasi altro giornalista e collaboratore di Avvenire) su ciò che è opinabile: valutazioni storiche e socio­culturali, opinioni artistiche, scelte lessicali, giudizi politici…
Il che, a parte di toni da Armagheddon, ci sta. Come difesa del proprio orticello, si intende.
Tarquinio dà un segno di virilità che da un direttore di Avvenire serve (sì da scongiurare la fine del predecessore). Ciò che imbarazza è che questo sforzo di sferzi voleva rispondere alla domanda
1. Ma Benedetto XVI nominerebbe un “eretico” come esperto al Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio?
2. Le diocesi inviterebbero Enzo Bianchi a tenere incontri, riflessioni, esercizi per presbiteri se fosse appunto “eretico” o anche solo non più che ortodosso al magistero cattolico?
3. Enzo Bianchi sarebbe uno degli esperti più ascoltati in liturgia se fosse “eretico”?
4. Insomma, secondo certi signori, tutti – Avvenire compreso – si sarebbero fatti abbindolare, tranne loro. C’è il bisogno di ulteriore malignità nella nostra Chiesa?
Alla qual sfilza di retoriche si doveva piuttosto rispondere come segue
1. Benedetto XVI non controlla tutto (il Papa non è Hitler, e da Roncalli in qua la dimensione di compromesso tattico è all’ordine del giorno in Vaticano) ed è costretto a varie concessioni. Un esempio: la convocazione della Kristeva per l’incontro di Assisi (e le stesse presunte dichiarazioni del papa alla vigilia del medesimo).
2. Anche se non credo che Fratelenzo sia materialmente eretico, sono sicuro che l’esser convocato da vescovi non voglia dire assolutamente nulla. Se in più si pensa che la Chiesa post-conciliare è quella strapazzata da gente come mons. Philips e mons. Suenens, periti della Lumen Gentium e uomini di punta nell’Assise conciliare, ma anche capi-fila della reazione sessantottina contro la Humanae Vitae; se si pensa che uno dei primi a convocare Bianchi fu mons. Martini, uno che trasmetteva alla TV della sua diocesi i dialoghi coi non credenti, ma che poi sui libri contesta il Magistero dei papi e si definisce ante-papa; se si pensa al recente caso Schonborn… E’ oggettivamente lecito diffidare delle diocesi a priori.
3. Siamo nella stagione in cui tra i meno ascoltati in liturgia c’è il papa. Nei seminari evitano di insegnare che lui solo possiede il sommo Munus sacerdotale nella Chiesa; e ne squalificano le riforme sostenendo che “Ratzinger è un teologo e non un liturgista”. A Bose il presbiterio è oggettivamente in contraddizione con le Rubriche ecclesiastiche.
4. Sì. O almeno, quelli che si svegliano dal sonno imposto dalle diocesi ai loro fedeli, ecco che cercano di riaggregarsi altrove; per esempio nel villaggio della rete. Bello perché libero da poteri (in questo è terribilmente moderno, ma ai modernisti non piace: scherzi della storia)
Insomma, caro Celentano, mi spiace ma hai fatto fiasco. Quelli di Famigliacomunista e di Avvenire è assolutamente necessario che continuino a parlare di politica. Almeno diminuisce il rischio-cazzate sui temi religiosi.
A mons. A. Livori e agli amici della Bussola dedico il seguente video. Lo so, lo so, fa un po’ cattocomunista, ma almeno lo capiscono pure Sciortino e Tarquinio (che tra l’altro entrano in scena come comparse al minuto 1.48 del video)