Quando si faceva sesso

Apparso su Campari & De Maistre.

Il sesso. Un’esperienza che mi manca. Parliamone.

Il sesso occupa nella Bibbia posizioni non trascurabili, da quel Protovangelo di Genesi (ingiustamente) collegato alla prima violazione sessuale della storia; agli imbarazzanti fatti dei Patriarchi (le due mogli rifilate con l’inganno a Giacobbe, lo stupro di Dina, l’onta di Davide su Betsabea); risalendo fino alle accuse di incesto registrate nella lettera di san Paolo ai Corinti. Questi sono casi di azione peccaminosa (materiale o formale), in cui la questione sessuale viene letta alla luce del mistero di Dio. E in mezzo ci sono le due gemme: il poema erotico-spirituale del Cantico dei Cantici, e il dono casto nel sacrificio del Signore Gesù Eterno Sacerdote con l’invenzione del celibato religioso.

Più o meno nello stesso periodo, incontriamo casi di prostituzione sacra – severamente condannata dalle Scritture – in cui sacerdotesse offrivano il loro corpo prostituendosi per gli adepti di culti idolatrici pagani.

Nell’Era Cristiana in Occidente si diffondono culti esoterici – di estrazione extra-europea o pre-cristiana, ma anche di ispirazione gnostica e anti-cristiana – in cui viene perpetuato l’esercizio sessuale e orgiastico a scopo cultuale. Credo si possa dire che anche i sabba delle streghe rientrassero in questa cornice (col che si spiega praticamente uno dei maggiori capi d’accusa alle streghe medesime: l’aborto procurato).

Beninteso, queste forme materialmente non si distinguono da orge fatte e finite, al punto che un personaggio di Vincenzo Consolo, il Calò di Nottetempo, casa per casa, dovendo riferire sui riti di magia sessuale del satanista Crowley a Cefalù esordiva così: “Dunque, ’ccellenza. Con rispetto parlando, fottono”.

Formalmente però va riconosciuta un’intenzione profonda a questi atti. In essi si giocava con la vita e il suo principio. Trattandosi di pratiche acristiane o anticristiane la concezione di vita evocata implicava ove l’oltrepassamento della Legge, ove il disprezzo (paradossale) della carne, ove concetti eccentrici di aldilà. Il disprezzo della carne si lega ai miti gnostici del Graal, ove il Sangue di Cristo è in realtà la sua discendenza umana, nata da atto sessuale con la Maddalena. L’antinomismo si incontra – tral’altro – nella pratica ad ispirazione messianistica del “rito delle luci”: un incontro di persone che culminava nell’oscuramento della stanza, cui seguiva uno scatenamento sessuale in cui – gioco forza – non si distinguevano più sessi né parentele né età. E il resto ve lo lascio immaginare.

Ma una simile situazione si incontra anche nelle messe nere: il primo caso di satanismo vien fatto risalire a un “gruppo attivo, ai margini della corte del re di Francia Luigi XIV, intorno a Catherine La Voisin”. Anche qui, dietro la pratica delle messe nere, è facile trovare una cooptazione di belle donne, sesso dissoluto e aborti (molti casi di “sacrifici di bambini”possono esser ricondotti a ciò).

Dunque sesso libero, trasgressione, sodomia, incesto, pederastia, aborti e infezioni sono compagni di sempre del genere umano. Ma nel tempo sta cambiando la tensione ideale con cui essi sono vissuti: al puro peccato e al rito esoterico di origine quasi ancestrale, sono seguiti l’atto volutamente blasfemo e quello ereticizzante dei tempi medievali e moderni, fino ad arrivare al 1968.

Nel ‘68 la liberalizzazione sessuale si fonde con rivendicazioni ideologiche e culturali, teorie sociali edonistiche, propaganda di regime e utopia del superamento delle gabbie metafisiche classiche.

Meno di vent’anni dopo, del progetto culturale iper-strutturato restano ben poche tracce. Il sesso diviene esercizio libero di piacere per il piacere, o l’anticipazione concreta di un amore da sogno però incapace di reggere alla durata e all’attesa del patto matrimoniale. Né muta lo stuolo di aberrità e malattie che da sempre si porta appresso, con qualche aggiornamento sul tema, come l’AIDS.

Ora, mi chiedo, è possibile che l’estro sessuale si svuoti ulteriormente? È possibile che il cumulo di frustrazioni e malanni e morti che esso da sempre implica si presenti in forme ancora più vili di quelle fino a oggi note?

È possibile. Accade in Colombia, dove il nuovo gioco è la “ruleta sexual”: «La base di questa pratica è semplice quanto pericolosa. Gli adolescenti si riuniscono, consumano alcolici e iniziano a ballare sulle canzoni più popolari del momento. Poi inizia la vera e propria “gara”. Le ragazze si voltano di schiena e si posizionano in cerchio. Da lì il nome Ruleta. Il compito dei ragazzi che partecipano alla “gara” è quello di effettuare più penetrazioni possibili prima di raggiungere l’orgasmo. Coloro che eiaculano vengono eliminati. Il sesso avviene senza protezione perché chi pratica questo “gioco” sessuale è convinto del fatto che una penetrazione veloce non possa provocare una gravidanza, né trasmettere malattie veneree. Una convinzione evidentemente sbagliata» (qui il testo integrale della notizia).

Non c’è più anelito spirituale, nessuna velleità mistica, nessuno spirito di fiero e luciferino trasporto anti-clericale, nessuna grande utopia storicista, nessun’impalcatura strutturalista. Non c’è più la rivendicazione di un amore, autentico spontaneo smodato, ma almeno nominalmente amore. Non c’è nemmeno il buon vecchio piacere della carne. C’è un gioco poco intelligente e molto pericoloso. Da bambini giocavamo a centrare le bocce dei pesci rossi con le palline: oggi si centrano le amichette usando i propri corpi come attrezzi da spiedo. Senza relazione, senza quasi contatto, senza personalità.

I giornalisti si contentano di segnalare all’uopo i problemi di contagio venereo. Satana si contenta e basta. Sono i giovani d’oggi. Sono le sue scimmie. Sono gli adulti di domani. E io basito mi taccio. Urge un grande sacrificio di riparazione. Sennò non potrà che finire in un modo e un modo soltanto. Il solito.

Ma nell’attesa, forse, potrebbe soddisfarci un rimedio parziale, andare a recuperare il senso di sublimità dell’erotismo quo talis. Nell’attesa, forse, basterebbe un consiglio di Tinto Brass, peccaminoso e scandalizzante, e umano troppo umano, ma almeno appunto ancora: umano.

Sentirmi di frequente paragonato a un maiale mi piace tantissimo. Mi creda: è un giudizio lusinghiero. Perché due maiali fanno l’amore con gusto, come nessun altro animale al mondo: muovendosi, agitandosi con allegria…

Il sesso è la più splendida forma di piacere che Dio abbia regalato agli uomini. Sporcata però, e a volte considerata obbrobriosa, dalla cultura del potere che governa ogni società”.

Sesso e decadenza sociale

Articolo è comparso su Campari e De Maistre lo scorso 07 febbraio.

Aggiungo qui che l’articolo può essere letto in continuità con altri più occasionali da me curati negli scorsi mesi sul blog. In particolare i tre interventi focalizzati sul caso Justine Jacob, esponente del soft-core, a fatica sottrattasi dalla morsa dell’industria pornografica, della quale ha prontamente denunciato abbagli e spire, a danni di attrici e spettatori:

Le origini

Gli sviluppi

Il congedo

Veniamo all’articolo

Drogati di pornografia?

Parliamo di pornografia, di spirito, di società e di chimica. E di scolarizzazione e deturpamento dei bambini. E per farlo partiamo anzitutto col segnalare un saggio scientifico di Donald Hilton, Come la pornografia droga e altera il tuo cervello (fonte originale QUI), lungo e intricato, le cui tesi però sono lampanti fin dal titolo: il consumo di materiale pornografico stimola la produzione eccessiva di sostanze chimiche dalle quali deriva la dipendenza alla pornografia stessa, dipendenza che agguaglia di fatto il pornomane a qualsiasi altro drogato di sorta.

Consideriamo la dopamina. Questo prodotto chimico è un cugino stretto dell’adrenalina; entrambe sono neurotrasmettitori eccitatori che dicono al cervello: «Vai»!

È luso eccessivo del sistema di ricompensa della dopamina che provoca dipendenza. Quando queste vie vengono usate in modo compulsivo, si verifica una retrocessione che riduce in modo effettivo la quantità di dopamina nelle aree di piacere disponibili per l’uso, e le stesse cellule dopaminergiche iniziano ad atrofizzarsi e a ridursi. Le cellule ricompensa nel nucleus accumbens sono affamate di dopamina e vivono in uno stato di desiderio; allo stesso tempo, si verifica un declassamento dei recettori della dopamina sulle cellule del piacere. Il ripristino del «termostato del piacere» produce una «nuova normalità». In questo stato di cose, la persona deve agire secondo la dipendenza, ossia aumentando la dose di dopamina fino a livelli sufficienti per sentirsi normale. Poiché avviene una desensibilizzazione dei circuiti di ricompensa, stimoli più forti e ancora più forti sono necessari per aumentare le dosi di dopamina. Nel caso di dipendenza da stupefacenti, la persona dipendente deve aumentare la quantità del farmaco per ottenere il medesimo picco. Nella dipendenza da pornografia, immagini sempre più scioccanti sono necessarie per stimolare la persona.

la pornografia è un triplice gancio, composto da una ipofrontalità corticale, dalla retrocessione dopaminergica e dal coinvolgimento dell’ossitocina e della vasopressina. Ognuno di questi ami è potente, ed essi sono sinergici. La pornografia piazza i suoi ami molto rapidamente e profondamente, e mano a mano che la dipendenza progredisce, si stringe rapidamente il nodo della dopamina finché non esiste più via di fuga. 

[aggiunta per il blog: Dunque, nella dipendenza da pornografia immagini sempre più scioccanti sono necessarie per stimolare la persona. Il che, detto nel modo più barbaro possibile, potrebbe significare che tutti noi, nella misura in cui ci diciamo tolleranti e possibilisti nei confronti dell’adulto che liberamente e autonomamente voglia far ricorso a certi materiali, siamo complici della possibilità che costui, preda della dipendenza crescente, giunga a desiderare sbocchi raccapriccianti al suo moto compulsivo. Femminicidio e pedofilia non esclusi. Ma questa è una mia conclusione, non di Hilton.]

Fin qui il problema clinico per il singolo. Tra gli esiti infelici a livello sociologico, Hilton non tace la probabilissima connessione col tracollo demografico occidentale, e individua un interessantissimo circolo vizioso tra rivoluzione sessuale, calo demografico e implosione sociale

È stato alla fine degli anni ’60 e ai primi ’70 che questo declino è  iniziato, e questo periodo corrisponde proprio all’avvento della rivoluzione sessuale. Esiste una correlazione diretta tra il crescente dominio culturale della rivoluzione sessuale e il tasso di natalità in diminuzione, e mentre un nesso di casualità non può essere provato, si può fortemente temere che ciò sia stato – almeno in parte – indotto dall’effetto feromonico della pornografia. Naturalmente, il declino demografico è multi-fattoriale. L’urbanizzazione, le donne sul posto di lavoro, l’adattamento del ruolo e le aspettative di vita sempre maggiori sono fattori importanti nell’inversione della piramide della popolazione. Ma i fattori primordiali o biologici della sessualità umana e la stabilità della famiglia sono primari e, a mio parere, non sono stati adeguatamente ponderati. Nel 1934, l’antropologo di Cambridge J. D. Unwin pubblicò il libro Sex and Culture («Sesso e Cultura»). In esso, Unwin ha esaminato ottantasei culture abbracciando 5.000 anni per quanto riguarda gli effetti della promiscuità sessuale e della selettività sessuale. La sua prospettiva è rigorosamente laica, e le sue conclusioni non sono ubicate nel dogma moralistico. Egli ha dimostrato, senza eccezioni, che le culture che hanno praticato una monogamia stretta in vincoli coniugali hanno saputo tirar fuori quelle che lui chiama le «energie creative sociali», e hanno raggiunto lo zenit della produttività. Al contrario, le culture che non avevano alcun sistema di controllo sulla sessualità, sono state, senza eccezione, deteriorate dalla mediocrità e dal caos.

 

A questo quadro allarmante Antonio Socci ha contrapposto ultimamente una lettura spirituale, La moderna ossessione per il sesso dimostra che l’anima esiste, il cui pregio è certamente quello di ricordarci a quali e quante risorse l’essere umano possa continuamente e speranzosamente attingere, per rialzarsi dalle sue peggiori miserie. Il Senese comincia proprio sferzando la liberalizzazione sessuale come vero mostro moderno, troppo a lungo sottostimato e snobbato

Scurati, a cui non manca l’acutezza dello sguardo, osserva: “di tutte le rivoluzioni mancate – o fallite – dalla sinistra sedicente rivoluzionaria, la rivoluzione sessuale è stata la più fallimentare. Sul terreno ha lasciato quasi solo rovine”, in particolare “la mastodontica mole sociale della frustrazione sessuale” che “è vasta come un’intera città ipogea…”.

Un nuovo saggio di Zygmunt Bauman, “Gli usi postmoderni del sesso” (Il Mulino) cerca di tirare le somme anche teoriche di un “discorso sul sesso” che ha accompagnato, giustificato e orientato questa rivoluzione postmoderna.

E le parole filosofiche di questa rivoluzione (un po’ come i prodotti derivati, nel mercato finanziario) sono innumerevoli, tanti i pensatori, da Lyotard a Sartre, a Bataille, dall’ “erotismo aristocratico e noiosissimo di Sade al Marcuse di ‘Eros e civiltà’ ”, che, secondo un pungente Maurizio Ferraris, avrebbe fornito la teorizzazione di ciò che un suo antico maestro “si era limitato a praticare con le studentesse”.

Per venire poi a dare la sua rilettura spirituale dell’evento. Lettura che consiglio di meditare, nonostante si avvicini alle tesi di Fabrice Hadjadj, autore che – mi sia concesso dirlo – apprezzo solo a metà.

Questa pornomania di massa è la prova dell’esistenza dell’anima. Non sono i desideri della carne che esplodono nell’ossessione sessuale planetaria, ma il desiderio dell’anima a cui il corpo non riesce a star dietro, anche se l’immaginazione s’inventa mille varianti e mille avventure (che inevitabilmente risultano presto noiose e ripetitive).

Le solide fondamenta del nostro essere, cioè la nostra anima, sono la garanzia e il pegno di risalita per ognuno. Buona la prima. Ma funzionano solo se vengono rettamente considerate e gestite. Cosa che certamente non si realizzerà qualora proseguissero le infelici proposte di sessualizzare i bambini fin dagli anni dell’asilo e delle elementari, tra ore di omosessualità, transessualizzazione e sado-masochismo.

Torture maoiste

Consiglio a tutti di leggervi Chiesa cattolica e Cina comunista di E. Giunipero (Morcelliana, 2006); un libro moderato e ben documentato che narra le fasi di insediamento del regime maoista e il procedimento utilizzato per smantellare la presenza cattolica in Cina.

Accanto agli interventi sanguinolenti e alle espulsioni forzate – che erano l’obiettivo esecutivo preferito nei confronti del clero estero – spiccano le tecniche di lavaggio del cervello. La conversione intellettuale fu indetta dalla Riforma attraverso il lavoro produttivo. Dai missionari stranieri si volevano estorcere confessioni-zibaishu di auto-denuncia prima di espellerli. Alcune di esse furono pubblicate su riviste, come la Xinge e i cattolici patriottici di Shanghai (le riviste cattoliche più diffuse nelle parrocchie – una storia che si ripete).

Esemplare la vicenda del religioso Fortunato Tiberi che nel 1951 subì torture, veglie forzate, fasi di studio-xuexi per arrivare alla tanbaishu-l’auto-denuncia fatta in pubblico; Tiberi, come molti altri, fu costretto a studiare ininterrottamente testi marxisti, a ripeterli, a difenderli in simulazioni di dibattiti pubblici pilotati; dopo un anno fu rilasciato e i confratelli si accorsero del cambiamento avvenuto: chi non si opponeva a tale tortura – e opporsi valeva il carcere o peggio – ne usciva realmente convinto che il marxismo era giusto.

Uomini adulti e motivati, missionari che avevano affrontato l’oceano e mille avversità pur di annunciare Cristo nelle ostiche terre cinesi, cedevano in massa alla pressione sistematica del Regime maoista e alla rigorosità delle conversioni intellettuali forzate. Più in dettaglio la Giunipero descrive così le fasi del lavaggio di cervello: 1. ming-fang cinguettare (ognuno esprime il suo parere critico), 2. zhengbian argomentare (ai partecipanti vengono spiegati i loro errori), 3.  da bianlun grande discussione (educazione socialista), 4. da douzheng grande lotta (costringere ad ammettere gli errori), 5. Xiang Dang xian xin donare il cuore al partito (cerimonia di adesione), 6. messe abbondante (stendere due relazioni, una sul Vaticano e una sul partito), 7. carcere per i recidivi (alle pp. 129-130 del testo).

Avete mai letto Kundera?

Amo la musica. E con devozione ne traggo ogni spunto possibile.

Per questo, solo per questo, imprudentemente ho provato a leggere qualche pagina di Milan Kundera.

Il collegamento tra un’erezione e una donna nuda non è che uno dei mille modi in cui il Creatore può regolare il meccanismo a orologeria nella testa dell’uomo. E che cosa ha a che fare l’amore con tutto ciò? Nulla. Se nella testa di Tomas una rotellina andrà fuori posto e lui si ecciterà solo alla vista di una rondine, ciò non cambierà nulla nel suo amore per Tereza. Se l’eccitazione è un meccanismo con il quale il nostro Creatore si diverte, l’amore è al contrario qualcosa che appartiene soltanto a noi e ci permette di sfuggire al Creatore. L’amore è la nostra libertà. L’amore è al di là dell’«Es muss sein!». (Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, Adelphi, Milano 1989, p. 255)

E me ne sono pentito.