Famigliasincretista vs la Bussola

Ecco, si sono offesi. E ti pareva. Vogliono ricorrere pure agli avvocati. E che volete che vi dica? Evidentemente nella lotta contro i militanti gay dovremo guardarci anche dagli “amici”. Dove per amici si intendono quei cattolici che sono sempre a dialogare con chiunque, sì, con chiunque stia fuori dalla Chiesa e contro di essa.

Gentile direttore,
 
in merito all’articolo Come è moderna Famiglia Cristiana di Mario Palmaro, pubblicato su lanuovabq.it il 4-02-2013, desidero comunicarle che è nostra intenzione difendere la reputazione del giornale nelle sedi competenti. Riteniamo infatti di essere diffamati e danneggiati da quanto contenuto nell’articolo, in diverse specifiche espressioni.  Come quando Famiglia Cristiana viene bollata di “cinismo verso il vasto pubblico dei propri lettori”.

Ho poi il sospetto che l’estensore dell’articolo non abbia letto bene quel numero di Famiglia Cristiana: la invito a leggere quella pubblicità assieme al testo del teologo Luigi Lorenzetti “Tra lotta all’omofobia e confronto sui diritti” che abbiamo pubblicato, nello stesso numero, alle pagine 36 – 37 e che mi permetto di allegare. Per cortesia, prima di lanciare accuse almeno leggeteci per intero. Cordiali saluti 

Mauro Broggi

Che poi si siano limitati a pubblicare una pubblicità ambigua e non siano (ancora?) arrivati a difendere i gay con articoli espliciti, beh, ci mancava altro!
Chiaramente il nostro livore famigliacristianofobico è dovuto al fatto che, su un settimanale cattolico di ampia diffusione, anche le piccole sbavature pesano molto. Troppo.

Ma fa nulla, si vede che il cash e la political correctness valgono più di tante altre cose. Sì, sono proprio affetti da “cinismo“.

E comunque, come cattolico, sono io che mi sento “diffamato“: dal fatto che riviste come Famiglia Sincretista abbiano ancora un pubblico “vasto“.

Sì alla famigliacristianofobia

Essendo reduce da un periodo di cure gastro-intestinali, cerco di tenermi alla larga da tutto ciò che potrebbe nuocere in qualche modo alla mia convalescenza, si tratti di elementi che entrino da dentro (gastro), da dietro (intestinali), o per contagio. Ecco, un esempio di contagio fatale è e rimane Famigliasincretista, da oggi Famigliaomosessualista, anzi no: Conglomereparentalecristiano “A”.

E’ il buon dott. Palmaro a segnalarci l’infelice atto di sodomizzazione che Conglomereparentalecristiano “A” ha accettato, col pubblicare una reclame menzognera in cui si asserisce, di fatto, che l’omosessualità è un dato genetico, di quelli che rendono uno alto, l’altro rosso e il terzo… omosessuale.

purtroppo è tutto vero: se portate in casa vostra Famiglia Cristiana, preparatevi a dover spiegare al pupo che cos’è una lesbica o un gay, preparatevi a tenere seminari serali per chiarire il concetto di omofobia, preparatevi a insegnare con pugno di ferro a tutta la prole, e ovviamente anche al genitore numero due (l’uso di parole come moglie o marito potrebbero essere considerate sintomo di omofobia), che intorno a questo tipo di diversità “non c’è niente da dire”.

La pubblicità su Famiglia Cristiana

Gli sprovveduti di Conglomereparentalecristiano “A” è probabile si giustifichino citando la prima versione del CCC al numero 2358:

Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali innate. Costoro non scelgono la loro condizione omosessuale; essa costituisce per la maggior parte d loro una prova

Versione ambigua, che fu corretta meno di un lustro dopo, presentando le seguenti varianti:

Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa condizione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova

O forse sono, come sempre, eccessivamente benevolo verso i rinnegati di turno. E dunque non ci sono scuse per loro. E dunque l’unica possibilità che ci rimane è contrattaccare, ad armi pari

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La cristianofobia di Ravasi

I tradizionalisti si stanno abituando ad esser presi a pesci in faccia dagli altri cattolici.

E’ capitato con l’articolo – per quanto minuto – di Famiglia Cristiana, dove i campioni dell’avanguardia informativa hanno peraltro mostrato di non conoscere nemmeno lo status quo delle vicende, figuriamoci che succede quando passano alle interpretazioni.

E’ capitato ieri con il luminosissimo cardinal Ravasi, il quale in un’intervista imbarazzante non ha perso l’occasione di umiliare i tradizionalisti, bollandoli a massa di ignoranti, salvo poi tentare un elogio francamente deboluccio del ritorno al latino nella Chiesa. Colafemmina in un articolo da brivido risponde al cardinale con una lettera interamente in latino (subito seguita da una traduzione in italiano, al fine di facilitarne la comprensione a quelli di Famiglia Cristiana), precisando che se c’è qualcuno che oggi studia ancora latino nei seminari… questo qualcuno sono proprio i movimenti di orientamento tradizionale. Ma tanto fa.

Ho commentato Colafemmina sul suo blog, e riporto tali e quali quei pareri stesi di getto. Se per piacere a Ravasi bisogna essere atei incalliti, mi dispiace, ma credo che farò di tutto per continuare a dispiacergli.

Intervento meraviglioso che mostra in modo dirompente l’assenza di ragioni fondate in questo schieramento antitradizionalista dei benpensanti acclamati. Tradizionalismo non significa ignorante, Colafemmina l’ha prontamente mostrato. Mi sovviene che con una delle rare espressioni latine sopravvissute al mondialismo contemporaneo, le facoltà teologiche amano ancora tuonare “doctus romanus asinus germanus”: a lode della teologia novella e a scorno della formazione tradizionale. Ma non si tratta di dottrina e di lauree, si tratta di fede, di forma mentis, di weltanschauung, di apertura e predisposizione spirituale. Cardinali ed esegeti in linea, ficcatevelo bene in testa: non torniamo alla tradizione perché abbiamo studiato troppo poco, ma perché abbiamo studiato troppo, e abbiamo visto che dietro alle vostre parole smaglianti non luccica alcun tesoro speciale. Torniamo alla tradizione perché le enciclopedie e le proteste di piazza non hanno sostituito in nulla ciò che solo la fede schiettamente cattolica può darci, passando attraverso i mezzi dell’ascesi, del pulchrum liturgico, del diritto e dei tesori che la Tradizione ha conservato (e alla quale torniamo a volte in modo dirompente per il semplice fatto che nella ‘testimonianza esistenziale’ di molti pastori non ne vediamo più traccia alcuna, e non ci fidiamo del baratro in cui ci vogliono condurre). Appariremo per questo stupidi? E’ un prezzo da pagare in questo mondo. Caro cardinale, si ricordi che non ce ne importa nulla di tecnologia, applausi, lezioni, sussiego. Ridateci Cristo: è il vostro unico dovere di porporati. O almeno piantatela di sottrarcelo e di incriminarci, trattandoci con una severità che da tempo non investe più nemmeno i gentili del Cortile. Non chiediamo che tutti comprendano la sensibilità tradizionale, ma almeno che non la discrimino e non la rendano oggetto di intolleranze sottili. E’ questione di giustizia e di rispetto. Finché mancherà questa, con che ipocrisia si continueranno a spendere lezioni di carità dai pulpiti?

Quoniam si inimicus meus maledixisset mihi,
sustinuissem utique;
et si is qui oderat me, super me magnificatus fuisset,
abscondissem me forsitan ab eo.
Tu vero, homo coaequalis meus,
familiaris meus et notus meus,
qui simul habuimus dulce consortium:
in domo Dei ambulavimus in concursu.
Veniat mors super illos,
et descendant in infernum viventes,
quoniam nequitiae in habitaculis eorum,
in medio eorum.
Ego autem ad Deum clamabo,
et Dominus salvabit me.
Vespere et mane et meridie meditabor et ingemiscam,
et exaudiet vocem meam.
Redimet in pace animam meam ab his, qui impugnant me,
quoniam in multis sunt adversum me. (Ps .54)

Il caso Bianchi. Difesa farlocca su Avvenire

Sono stato timidamente dalla parte di Celentano fino a poco tempo fa. Assolutamente convinto che il Molleggiato avesse fatto bene a richiamare Famigliacomunista e Avvenire perché parlassero un poco meno di politica e un poco più di religione.

Credevo male. E l’ho capito leggendo questo:

Mi ha davvero colpito, cari amici lettori, il livore della filippica e mi indigna la disonestà intellettuale dell’operazione tentata nel nome della comune fede cattolica contro Enzo Bianchi e, di rimbalzo, ma non casualmente, contro questo giornale. Si può ovviamente non essere d’accordo con il priore di Bose (o con il sottoscritto o con qualsiasi altro giornalista e collaboratore di Avvenire) su ciò che è opinabile: valutazioni storiche e socio­culturali, opinioni artistiche, scelte lessicali, giudizi politici…
Il che, a parte di toni da Armagheddon, ci sta. Come difesa del proprio orticello, si intende.
Tarquinio dà un segno di virilità che da un direttore di Avvenire serve (sì da scongiurare la fine del predecessore). Ciò che imbarazza è che questo sforzo di sferzi voleva rispondere alla domanda
1. Ma Benedetto XVI nominerebbe un “eretico” come esperto al Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio?
2. Le diocesi inviterebbero Enzo Bianchi a tenere incontri, riflessioni, esercizi per presbiteri se fosse appunto “eretico” o anche solo non più che ortodosso al magistero cattolico?
3. Enzo Bianchi sarebbe uno degli esperti più ascoltati in liturgia se fosse “eretico”?
4. Insomma, secondo certi signori, tutti – Avvenire compreso – si sarebbero fatti abbindolare, tranne loro. C’è il bisogno di ulteriore malignità nella nostra Chiesa?
Alla qual sfilza di retoriche si doveva piuttosto rispondere come segue
1. Benedetto XVI non controlla tutto (il Papa non è Hitler, e da Roncalli in qua la dimensione di compromesso tattico è all’ordine del giorno in Vaticano) ed è costretto a varie concessioni. Un esempio: la convocazione della Kristeva per l’incontro di Assisi (e le stesse presunte dichiarazioni del papa alla vigilia del medesimo).
2. Anche se non credo che Fratelenzo sia materialmente eretico, sono sicuro che l’esser convocato da vescovi non voglia dire assolutamente nulla. Se in più si pensa che la Chiesa post-conciliare è quella strapazzata da gente come mons. Philips e mons. Suenens, periti della Lumen Gentium e uomini di punta nell’Assise conciliare, ma anche capi-fila della reazione sessantottina contro la Humanae Vitae; se si pensa che uno dei primi a convocare Bianchi fu mons. Martini, uno che trasmetteva alla TV della sua diocesi i dialoghi coi non credenti, ma che poi sui libri contesta il Magistero dei papi e si definisce ante-papa; se si pensa al recente caso Schonborn… E’ oggettivamente lecito diffidare delle diocesi a priori.
3. Siamo nella stagione in cui tra i meno ascoltati in liturgia c’è il papa. Nei seminari evitano di insegnare che lui solo possiede il sommo Munus sacerdotale nella Chiesa; e ne squalificano le riforme sostenendo che “Ratzinger è un teologo e non un liturgista”. A Bose il presbiterio è oggettivamente in contraddizione con le Rubriche ecclesiastiche.
4. Sì. O almeno, quelli che si svegliano dal sonno imposto dalle diocesi ai loro fedeli, ecco che cercano di riaggregarsi altrove; per esempio nel villaggio della rete. Bello perché libero da poteri (in questo è terribilmente moderno, ma ai modernisti non piace: scherzi della storia)
Insomma, caro Celentano, mi spiace ma hai fatto fiasco. Quelli di Famigliacomunista e di Avvenire è assolutamente necessario che continuino a parlare di politica. Almeno diminuisce il rischio-cazzate sui temi religiosi.
A mons. A. Livori e agli amici della Bussola dedico il seguente video. Lo so, lo so, fa un po’ cattocomunista, ma almeno lo capiscono pure Sciortino e Tarquinio (che tra l’altro entrano in scena come comparse al minuto 1.48 del video)