Evoluzionismo come misura della libertà culturale

Pubblicato lo scorso 2 Febbraio su Campari e De Maistre

Il caso Nagel: solo un ateo può criticare il darwinismo?

Lo diceva da qualche parte Augusto Del Noce: il fatto che tutti concordino nel ritenere che una rivoluzione, in generale, debba essere qualcosa di buono, indica chiaramente che siamo all’interno di un’era ben delimitata, un'”era rivoluzionaria”, per così dire. Quando torneremo ad avvertire le rivoluzioni come un elemento storico-culturale negativo, allora vorrà dire che saremo entrati in una nuova era (citato a senso; da qualche parte in Verità e ragione nella storia, BUR).

Un’era rivoluzionaria. Splendido aggancio, da far gongolare il frizzante De Maistre ritratto proprio qui sopra. Ma rivoluzionaria che può voler dire? E poi: Rivoluzionaria, va bene, e che altro? Bah. Certamente significa un’epoca chiusa in un paradigma ben delimitato, con sacri idoli intoccabili, con luoghi comuni espiatori, e con taboo perentori.

Il punto allora è: chi è autorizzato a smuovere questo paradigma? Quali sono i suoi luoghi comuni e taboo più stringenti? Come possiamo compiere la giusta diagnosi della situazione? Sono domande così interessanti che mi dispiacerebbe risolverle in questa sede. Per cui non lo farò. Mi limito a usarle per interrogare un fatto recente.

Si tratta della pubblicazione da parte di Thomas Nagel – americano, ateo, filosofo della mente e indagatore della coscienza – di Mente e cosmo: Perché la concezione materialistica Neo-Darwiniana della natura è quasi certamente falsa.

Nonostante l’ermeticità del titolo, pare che il testo rappresenti un colpo poderoso all’ideologia darwinista. L’ennesimo colpo. E, per l’ennesima volta, non proveniente né dal vivace mondo dei creazionisti evangelical, né da quello più elitario di certo integralismo cattolico: viene da un ateo, anti-creazionista, e scienziato.

Peccato.

Peccato perché va in tilt una piccola certezza del mondo accademico, quella che impone la difesa oltranzista del darwinismo come unico baluardo dei diritti umani, contro ogni razzistico fondamentalismo. È il contenuto di una sentenza di quasi sei anni fa, del resto ampiamente supportato da una buona fetta di teologi e brillanti docenti di Facoltà Pontificie, le quali a torto o a ragione si appellano al vate mons. Facchini, a tutto buon pro di certi vecchi mantra laicisti.

Interessante però. Perché getta luce su almeno due dinamiche epocali – per tornare all’aggancio iniziale – utili a capire il meccanismo storico in cui ci barcameniamo.

La prima, di sapore orwelliano, ricorda che tra le competenze ce ne sono alcune “più uguali” delle altre:

“analogamente a quanto dovettero fare J. Fodor e M. P. Palmarini, anche Nagel deve fare la sua professione di ateismo per difendersi da quel tipo di accuse che bloccano in modo pretestuoso il dibattito”.

Eh sì, tutto torna: dalla fattoria comunista al laboratorio evoluzionista, passando per la politica omosessualista, non contano realmente i motivi che avanzi, conta l’etichetta che porti.

E allora dovrai essere marxista non comunista per criticare i rossi, scienziato non credente per confutare i darwiniani, omosex non gay per contestare gli arcobaleno. Io che non sono di sinistra, non ho studiato scienze, e non mi eccitano i mandingo sono discriminato in partenza.

La seconda, di gusto – passatemi il neologismo – sedeproibizionista, ce la suggerisce il filosofo cripto-kantiano Maurizio Ferraris:

“il dibattito tra darwiniani e “fautori del disegno intelligente” dell’universo non ha provato la bontà delle tesi di questi ultimi, ma ha rivelato delle fragilità nei primi”.

È sedepoibizionista perché tendenzialmente mette un veto all’intronizzazione di qualsivoglia auctoritas, e ci ricorda tre cose, in perfetta armonia con la dialettica relativistico-fondamentalista della globalizzazione.

  • Punto a: che le prospettive tradizionali e reazionarie da sempre avevano e mantengono tutte le loro sante ragioni per disapprovare gli abbrivi inconcludenti della modernità rivoluzionaria;
  • Punto b: che le posizioni tradizionali e reazionarie devono esse stesse rinnovarsi qua e là per sopravvivere, soprattutto ora che i novatori si ritrovano con le armi spuntate e né vale né serve più limitarsi alla difensiva;
  • Punto c: che per intanto la Poltrona è vuota.

Da cui le due conseguenze: anzitutto che vince la manche del prossimo blocco storico-culturale chi arriva per primo a sedersi, per cui, cari amici, diamoci sotto; e poi che mentre le falangi si scontrano, dietro le fila c’è già qualche abusivo che si fa il suo magna-magna a sbafo.

E questo che significa? Significa che non si tratta solo di mostrare le nostre sacrosante ragioni nero su bianco, perché non basta; significa che qualcuno bisognerà proprio cacciarlo dai posti che occupa.

40th di aborti USA: festa!

Su Cogito et Volo si sono pure posti la domanda: perché non ne parla nessuno? Ma di che? Dei 40 anni di aborti che hanno toccato quota 55 milioni di morti?
No, della manifestazione di protesta che ha risposto a questa opaca Giornata della Memoria made in USA con una mobilitazione di mezzo milione di persone.

Mezzo milione di persone hanno sfilato nella capitale degli Stati Uniti d’America per dire no ad una legge che in quarant’anni ha permesso l’uccisione di 55 milioni di bambini. Eppure io l’ho saputo da un amico su Facebook, che ha postato la notizia sulla sua bacheca. Ero convinto che si trattasse di una manifestazione dell’anno scorso; incuriosito, sono andato su Google e mi sono accorto che è di soli tre giorni fa; e, soprattutto, mi sono accorto che non l’ha riportata nessun giornale.

Sì, di certe cose non si ama parlare. Del resto è colpa nostra. Vuoi mettere le escort pro-gay  (una contraddizione che inneggia alla disoccupazione sistematica) delle Femen con la solita sfilata di bigotti in giacca a vento dai colori imbarazzanti?

Sono sicuro che l’unica risorsa rimasta a cattolici tradizionali e compagnia bella sia reclutare gente come Rocco.

Anche perché, voglio dire, se sulle zinne delle Femen ci stanno brachilogie e tartagliamenti da logopedista, sul perno di Rocco potremmo riportare bel belli tutti e 5 i punti del manifesto Scienza & Vita (o altri, a piacere), che è pure un’importante opera di informazione.

Inoltre è la volta che i nostri avversari si fermano a leggere con attenzione quel che abbiamo da dirgli. 

RoccoTano16

Nell’attesa dell’ingombrante alleato, nella censura che i media destinano alle manifestazioni pro-life, e soprattutto nell’incomprensibile silenzio che gli abortiti si ostinano a mantenere, salutiamo con favore il fatto che almeno i pro-choice si attrezzino a commemorare il lieto evento con spot ammalianti e smaccatamente filo-governativi

TUTTI MUOIONO
DAL RIDERE

Referendum sulla caccia

Il fatto che il fotomontaggio sia banale è dovuto solamente al fatto che l’aborto mina un fondamentale dell’umanità. Il fatto che tutti si accorgano della banalità del fotomontaggio, ma troppi non si accorgano della gravità dell’aborto, è esattamente quello che dovrebbe spaventarci.

Psicanalisi e apostasia cattolica… una coincidentia?

Da non perdere. Duo Marchesini-Cammilleri.

Nel cinquantesimo della morte del celebre psichiatra svizzero Carl Gustav Jung, Roberto Marchesini ha scritto un interessante commento online su LaBussolaQuotidiana. «In generale il mondo cattolico ebbe, almeno fino alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, un atteggiamento di notevole diffidenza nei confronti della psicoanalisi e delle altre dottrine da essa derivate (ad esempio la psicologia analitica di Jung e la psicologia individuale di Adler)».

Nel 1961 la Congregazione per la dottrina delle fede proibì al clero, ai religiosi e ai seminaristi di praticare la psicoanalisi o di sottoporvisi. A fine decennio, però, «la psicoanalisi venne riproposta attraverso i lavori di Reich, Marcuse e Fromm, che proponevano una rilettura di Freud in sintonia con il pensiero marxista». E, data l’infatuazione cattolica per il marxismo, la psicoanalisi risultò sdoganata.  (Fonte QUI)

Sul connubio ateismo-ebraismo-psicanalisi propongo il meno scientifico degli accostamenti. Con Woody naturalmente.