La seconda parte di Contro Il Cristianesimo, PIEMME, Casale Monferrato (AL) 2005, riporta il saggio della femminista Eugenia Roccella.
Riprende alcune idee dalla prima di Scaraffia, ma poi vira su curiose questioni muliebri.
Tuffiamoci nel pezzo, siamo a pagina 91. Anzitutto una ricognizione storica: come e perché “diritti riproduttivi” e “diritti della donna” siano nati separati e si siano poi trovati congiunti. Risposta anticipata: le donne e le loro aspirazioni sono state strumentalizzate per portare avanti supposti diritti riproduttivi, in realtà ottimi strumenti di gestione mercatista ed elitaria della società internazionale.
A pp. 96 ss. si snoda un curioso carosello che lega tra loro dinamicamente eugenetismo, antinatalismo, darwinismo (quello che a noi oggi sembra tanto innocuo e scontato, solo perchè il peggio è passato) e interesse per i Capitali economici. Il tutto targato Inizio Novecento.
Ahimé la scomoda epopea nazista sbarrerà la possibilità di cavalcare più a lungo la strada eugenetica. Che fare? Ma certo, ab-usare di un’altro buon cavallo di troia (mi scuso, nessun doppio senso maschilista): il femminismo opportunamente modificato.
Sunto storico:
- Nel 1968 la dichiarazione di Teheran emancipa il concetto di Family Planning.
- 1974, Rockfeller (pp. 100 ss.), erede della ottocentesca “paura della plebe” (forte in ogni grossa ideologia non cristiana), devia la metodologia antinatalista dal mero abortismo all’impiego del movimento delle donne. Non più catastrofismo sociale, ma rivendicazione di diritti individuali. Ecco la svolta astutissima ed efficace (duole dirlo: a disdetta della auspicata superiorità intellettuale della donna sull’uomo).
- 1979 inizia la politica del figlio unico in Cina – ora ufficialmente conclusa – appoggiata da ONU e WWF (pp. 104 ss.)
Così da un lato prosegue l’onirismo ONU: “marciano trionfalmente verso una suprema astrazione, che si alimenta a livello teorico di se stessa e a livello tecnico delle proprie elite burocratiche, senza mai confrontarsi con qualcosa che faccia attrito“.
Dall’altro zoppica la presunta occasione femminista. Si fa e più e più palese che la virata abortista e uterista del femminismo, lungi dall’emancipare la donna, rischia in molti paesi del mondo di divenire l’ennesimo strumento di potere del maschio sessuomane sulla donna-oggetto. E così, nello scandalo di politiche abortiste, nel dispregio dell’effettiva salute delle donne, nell’orrore di politiche per la sterilizzazione succede che alcune associazioni femministe “hanno cominciato a denunciare lo scandalo delle politiche antinataliste, accusando di neo malthusianesimo l’UNFPA, la Banca Mondiale e l’USAID, e ponendosi interrogativi di fondo” (pp. 128-129).
Sorge la consapevolezza che l’aborto non sia l’unica e migliore strategia per il benessere della donna, che l’aborto possa essere uno strumento di controllo tutto maschilista, che le pillole contraccettive siano un sopruso alla coscienza e alla responsabilità pschico-culturale delle donne (138 ss.).
Al che l’UE e le associazioni antinataliste si trovano oggi davanti a due nemici disparati: il vaticano e l’America. Scherzi della storia, schizzi delgi ideologismi.
Per concludere la Roccella illustra la politica di mistificazione linguistica adoprata dalla UE (152 ss.), con lo scopo di rendere accettabili alla massa realtà che altrimenti – se chiamate per nome – avrebbero certo incontrato l’opposizione di tutti, a dispetto dei santi burocrati di Bruxelles.
- Eufemismi e perifrasi: come l’inimmaginabile PRE-EMBRIONE
- Linguaggio tecnico, tra l’incomprensibile e l’asettico, dove tutto è scienza e fisica, con buona pace di sentimenti, cultura e spirito (tanto più profondi nelle donne che negli uomini!): GENITORIALITA’ anziché “padre e madre”
- Lessico programmatico, introdotto ad hoc, artificioso ma capace di performare la società e i suoi costumi: si veda la retorica – per sé anti-femminista – del GENDER
- Slittamento tematico. Requisizione a senso unico di espressioni e termini per sé polivoci e ancora contesi nei dibattiti dei movimenti femministi e non sul globo. Mentre il costante riferimento alle libertà si rivela sempre più un investimento a senso unico per la libertà e gli interessi del mercato, e non delle persone.
Auspica la Roccella: “Le donne, storicamente portatrice di una cultura dell’accoglienza e delle relazioni, di un’utopia minimalista e non violenta che ha conservato e mandato avanti il mondo, sapranno, alla fine, da che parte stare“.
Sì, alla fine, ma speriamo prima della nostra.