Cristiani e politici – memoranda mai inopportuni

Vista la crisi politica, e la montante onda anti-berlusconiana, riporto stralci di una riflessione politica del Papa ai vescovi brasiliani, recensita da Introvigne. Segnalo due punti. Il primo ci ricorda che, al di là della crisi ampia della destra italiana, valgono sempre i moniti irremovibili a i programmi etici della sinistra

Ricordiamo che secondo un costante insegnamento di Benedetto XVI i principi non negoziabili sono quelli che attengono alla vita umana dal concepimento alla morte naturale, alla famiglia e alla libertà di educazione. Altri principi, pure importanti e certo da non ignorare, non fanno però parte di questo patrimonio essenziale dei «principi non negoziabili», espressione che per Benedetto XVI ha un senso tecnico e non può essere impiegata a caso. Non è lecito sostenere programmi che includono l’aborto, l’eutanasia o il riconoscimento di forme di matrimonio diverse dall’unione di un uomo e di una donna con il pretesto che tali programmi sono apprezzabili sul piano economico o sociale.

Quindi, per color che si interrogassero circa i doveri politici dei christifideles e dei chierici:

Ma – secondo un’obiezione corrente – fornendo indicazioni politiche così chiare la Chiesa non si sta ingerendo nella vita politica da cui dovrebbe rimanere fuori? Certo, ricorda il Papa, «il dovere immediato di lavorare per un ordine sociale giusto è proprio dei fedeli laici che, come cittadini liberi e responsabili, s’impegnano a contribuire alla retta configurazione della vita sociale, nel rispetto della sua legittima autonomia e dell’ordine morale naturale (cfr. Deus caritas est, n. 29)» (ibid.). E tuttavia anche i vescovi hanno un dovere politico «mediato» (ibid.), «in quanto vi compete contribuire alla purificazione della ragione e al risveglio delle forze morali […]. Quando […] i diritti fondamentali della persona o la salvezza delle anime lo esigono, i pastori hanno il grave dovere di emettere un giudizio morale, persino in materia politica (cfr. Gaudium et spes, n. 76)» (ibid.).

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