Femminismi. Meglio cristiani che ‘scalfari’

L’altra sera tra amici si parlava di Bibi Aisha, la ragazza afghana che ha subito sfregio dal marito. Presto esce il nome del quotidiano d’assalto La Repubblica, attivissimo nella denuncia del misoginismo islamico (i.e., QUI).

Tutto vero. E’ vero che l’islam conosce abissi di misoginismo. Lo conferma indirettamente  il recente post di Cammilleri QUI. Certo Cammilleri segnala anche che i benefici in regione non sono arrivati dalle campagne di Repubblica, ma dalla civilizzazione cristiana (quella che i Repubblichini combattono, spesso appoggiandosi a pauliciani quali Vito Mancuso).

Non però che neghi i buoni frutti di certe campagne e di certi ambienti Repubblichini (pur sempre diffidando della loro fruttuosità stocastica). Semplicemente mi chiedo. Ma che senso ha, e in che modo è affidabile e stabile, la proposta ideologica di un gruppo tanto giustamente avverso alle offese estetiche e culturali contro la donna, quando invece le esigenze più spirituali, interne, comunionali e vitali vengono costantemente ignorate?

Alludo alla cecità impietosa con cui si propugnano libertinismo sessuale, convivenze, omosessualismo, divorzi e aborti: salvo poi dimenticare nel nulla le immense crisi personali che a tali errori sopraggiungono.

Mi spiace. A costo di esser poco popolare, devo ritirare la mia preferenza per La Repubblica. Non sono migliori dei musulmani.

Sono solo più ipocriti, più paraculati, più potenti.

La miglior soluzione – che non sarà neppure mai assoluta, perfetta o definitiva – ai problemi della donna e in genere della società non è saltare da un errore ideologico all’altro. Ma riconoscere per intero  le esigenze della verità. E la verità della donna è, certo, esser rispettata anche nei suoi sbagli. Ma non essere incitata a degradarsi nel proprio intima. Sola, Sempre più sola. Specie dopo i comizi di piazza.