L’ultimo liturgista

Il papa ha messo il fanone. E’ subito delirio.

I blog dei tradizionalisti – cui scelgo di ascrivermi – e le rispettive pagine su Facebook si sono riempite di foto, condivisioni, segnalazioni, insulti e attese. Quelli dell’altra sponda invece si sono indignati – e ti pareva: la chiesa (rigorosamente in minuscolo) dei ricchi, dei segni inutili, dei problemi travisati, delle soluzioni da baracchino.

Ecco io, tra l’altro, se fossi un progressista, la pianterei di indignarmi, e reagirei con un atto di purezza francescana: contro il papa del crocifisso-separè e del fanone, mi presenterei nudo in chiesa e passerei tutto il tempo della messa girato verso l’uscita. Non capiterà, perché i progressisti non sono abbastanza seri in liturgia, ma almeno l’ho proposto.

Tornando a noi. Anche il parroco medio ha commentato il fanone di domenica scorsa: “ma cos’è quel pareo che gli hanno messo addosso oggi? Poveretto”. Cazzarola. Nemmeno la riforma teologica, con annessi sfaceli dogmatici e arricchimenti culturali, è riuscita a risanare la piaga ecclesiale da Rosmini individuata nell’ignoranza del clero.

Servono nuove chiavi di lettura.

La prima, vediamo di dircelo, è quella che ci offre il papa stesso. Al papa nessuno impone pareo, separè, mantelloni, pepè, obelischi e tutto il resto. E’ il papa che sceglie di orientare – nel vestire, negli arredi, negli orientamenti, nelle durate – la liturgia della Chiesa cattolica. A tal pro non mancano neppure i discorsi mirati, l’ultimo dei quali lo scorso 3 ottobre all’Udienza generale in san Pietro.

Ce n’è una seconda. Più sottile, di scavo, radicata. La trovo con piacevole sorpresa nell’indovinata intervista di Rodari a padre Amorth, La mia battaglia contro satana. L’ultimo Esorcista, Piemme, Milano 2012, e merita di essere ripresa:

Benedetto XVI è temutissimo da Satana. Le sue messe, le sue benedizioni, le sue parole sono come dei potenti esorcismi… Credo tuttavia che il suo pontificato sia un grande esorcismo contro Satana.
Il modo con cui Benedetto XVI vive la liturgia. Il suo rispetto delle regole. Il suo rigore. La sua postura sono efficacissimi contro Satana. La liturgia celebrata dal pontefice è potente. Satana è ferito ogni volta che il papa celebra l’eucaristia. (p. 219)

E’ una testimonianza che, di per sé, già dice tutto. Ma sarebbe un peccato interpretarla in chiave meramente celebrativa.

Benedetto XVI non è temuto per il valore della sua persona, per un carisma di fascinoso prelato o simili: è la liturgia a fare la differenza, è lo stile celebrativo a ferire Satana. Capire questo significa TUTTO, soprattutto per le giovani generazioni che hanno perso il senso soprannaturale del liturgico.

Non che l’abbiano perso per colpa propria, è il clero – a partire dai cosiddetti teologi e docenti – ad aver estromesso certe categorie e addirittura ad opporvisi fino ad oggi. Che una messa possa essere “più potente” di un altra è cosa bollata come residuo di magismo. Inutile cercare di spiegare che tra magia e socialismo esisteva una sana via di mezzo: la liturgia cattolica e cattolicamente intesa (e celebrata). Inutile, anche perché faticoso rispondere alla mole ipertrofica di ragionamenti intricatissimi e dottissimi quanto originariamente anti-romani, sfiancante sopportare l’abuso di autorità e potere degno delle peggio sacrestie e da quelli ampiamente sfoggiato, quasi impossibile far breccia contro l’irrefragabile pregiudizio del senso comune (cui i cattolici non riescono a svincolarsi – e non per nulla il papa viene a indire un anno della Fede: c’è da ricostruire!). Contro tali e tanti baluardi, nei quali va serrandosi il post-conciliarismo, serve una testimonianza potente, capace di convertire i cuori prima che le menti.

Padre Amorth ci aiuta pienamente in questo, narrandoci un episodio ignoto ai più, ma a mio avviso strategico e risolutivo. Riassumo in poche righe i fatti narrati intorno a pagina 214 del testo: tra le grandi novità del Concilio si registrò anche la riforma del Rito degli esorcismi, rito venerabile compilato per lo più in età moderna, da pregarsi esclusivamente in latino, di chiaro taglio – diciamolo con i periti – amartiocentrico, cupo, pessimista, profeta di sventura, etc. Chiaramente la modifica del rito avvenne a porte chiuse, ad opera di un pool di insigni teologi e pastori che fecero a meno di ascoltare il parere degli esorcisti attivi sul campo. Il nuovo rituale fu diffuso per un periodo di prova, quanto basta perché gli esorcisti si accorgessero che esso era totalmente inefficace. Si rischiava la catastrofe: lo scatenamento di Satana in nome dell’obbedienza al Concilio e a Roma.

In extremis il cardinale J A Medina Estevez, che nel 1996 divenne prefetto della Congregazione per il culto divino, riuscì con un colpo di mano dell’ultimo minuto a inserire una particolare notificazione in cui si concedette agli esorcisti di servirsi ancora del vecchio rituale facendone richiesta al vescovo. Fu la nostra salvezza. Tutti potemmo continuare ad esorcizzare con il vecchio rituale, a mio avviso l’unico efficace contro il demonio.
L’attuale pontefice… è stato l’unico [allora] a ricercare ed ascoltare il parere di noi esorcisti
(p. 214)

E’ quanto. Non soffermiamoci sui soliti complottismi anti-conciliari. Inutili. Teniamo il dato sicuro, l’idea chiara e distinta: modificare i riti significa modificare l’efficacia della preghiera. No, la pretesa del tradizionalismo non è una faccenda di pizzi e merletti, ma di radicale salus animarum.

E quindi ben venga il fanone, ben venga la celebrazione del Summorum Pontificum in san Pietro, ben venga tutto l’armamentario utile a ferire Satana, ben venga la salvezza delle anime, specialmente le più bisognose della Sua misericordia.

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